Gli investimenti in azioni della BNS producono emissioni annuali di CO2 pari a quelle prodotte dall’intera Svizzera, favorendo un aumento della temperatura di 4-6 gradi. Le emissioni di gas a effetto serra sono imputabili principalmente alle imprese del carbone, del petrolio e del gas naturale. La BNS utilizza il suo denaro per finanziare l’esplorazione, lo sviluppo e la promozione di nuove risorse di combustibili fossili. Ciò è confermato anche da un nuovo studio realizzato dagli “Artigiani della Transizione” in collaborazione con Fossil-Free, pubblicato il 24 aprile.
La BNS evita sempre la questione dei rischi climatici, sebbene la Svizzera l’anno scorso abbia ratificato l’Accordo di Parigi sul clima. Oltre alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e il rafforzamento dell’adattamento al cambiamento climatico, come terzo pilastro di ugual importanza, l’Accordo stabilisce il riorientamento dei flussi finanziari, affinché possa essere raggiunto l’obiettivo di un surriscaldamento globale inferiore ai due gradi.
«La BNS deve sottoporre la piazza finanziaria svizzera ad uno stress test climatico» spiega Christian Lüthi, direttore dell’Alleanza clima Svizzera. «Più la BNS tarda a prendere misure efficaci, e più improvvisamente può sopraggiungere una crisi del sistema finanziario svizzero» aggiunge poi.
L’Alleanza clima, un’associazione di 73 organizzazioni attive nell’ambito dell’ambiente, dello sviluppo e delle questioni sociali, ha pubblicato delle raccomandazioni specifiche (si veda allegato), sul modo in cui la BNS può proteggere la stabilità del sistema finanziario svizzero e il clima.
«L’Accordo di Parigi sul clima non può essere messo in pratica senza la decarbonizzazione della BNS» dichiara Christian Lüthi. La Banca centrale europea e otto banche centrali e autorità di sorveglianza di Inghilterra, Francia, Germania, Olanda, Svezia, Cina, Singapore e del Messico hanno già dichiarato di voler giocare un ruolo di primo piano nella protezione del clima.